Gastrite: Sushi e ristorante giapponese

 

Gastrite e sushi e cucina giapponese: si può mangiare sushi in caso di problemi di stomaco? come prevenire la gastrite dopo aver mangiato al ristorante giapponese?

 

 

Ecco come prevenire la gastrite in un ristorante giapponese con consigli utili per scegliere cibi leggeri e facilmente digeribili, evitare cibi piccanti e fritti, limitare l'alcol e masticare lentamente.

 

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L'articolo offre informazioni sui pericoli della gastrite da sushi e consiglia di scegliere ristoranti di alta qualità che rispettano le norme igieniche e utilizzano ingredienti freschi. Infine, sono forniti consigli per scegliere piatti giapponesi facili da digerire se si soffre di gastrite.

Leggi l'articolo per prevenire la gastrite e godere appieno della cucina giapponese.

 

Come prevenire la gastrite in un ristorante giapponese

Ecco alcuni suggerimenti per prevenire la gastrite in un ristorante giapponese:

Evitare di mangiare cibi piccanti o troppo conditi: i piatti giapponesi possono contenere salse e spezie che possono irritare la mucosa gastrica e causare infiammazione.

Limitare l'assunzione di alcolici: l'alcol può irritare lo stomaco e aumentare il rischio di gastrite. Se si sceglie di bere, farlo con moderazione e preferire bevande leggere come la birra o il sakè.

Scegliere alimenti leggeri e facilmente digeribili: ad esempio sushi, sashimi, insalate, zuppe e verdure grigliate.

Evitare i fritti: i fritti possono contenere oli raffinati e grassi che possono irritare lo stomaco e causare infiammazione.

Assicurarsi che il cibo sia fresco e ben cucinato: evitare di mangiare cibi crudi o insufficientemente cotti, in quanto possono contenere batteri nocivi per lo stomaco.

Mangiare lentamente e masticare bene: ciò aiuterà il cibo a digerirsi meglio e ridurrà il rischio di infiammazione gastrica.

Bere acqua durante il pasto: l'acqua aiuta a diluire gli acidi dello stomaco e ridurre l'irritazione.

Evitare di mangiare troppo: evitare di riempirsi eccessivamente lo stomaco, in quanto può causare indigestione e irritazione.

 

 

I pericoli della gastrite da sushi: cosa sapere

La gastrite da sushi è una condizione medica che può verificarsi quando si consumano alimenti crudi o parzialmente cotti, come il sushi, che possono contenere batteri o parassiti dannosi per il sistema digerente.

 

Ecco cosa devi sapere sui pericoli della gastrite da sushi:

Batteri e parassiti: il sushi crudo o poco cotto può contenere batteri come Salmonella e Vibrio, che possono causare infezioni gastrointestinali. Inoltre, può contenere anche il parassita Anisakis, che può causare gravi problemi digestivi.

Reazioni allergiche: il sushi crudo può anche scatenare reazioni allergiche nei consumatori sensibili. Il rischio di allergie è maggiore per i frutti di mare, come il tonno, il salmone e il polpo.

Igiene: la preparazione del sushi richiede una rigorosa igiene, perché i pesci crudi sono sensibili alla contaminazione batterica. Se il sushi non viene preparato in un ambiente igienico o non viene conservato correttamente, il rischio di infezioni batteriche aumenta.

Sensibilità individuale: alcune persone possono avere una maggiore sensibilità ai batteri o ai parassiti presenti nel sushi crudo rispetto ad altre. Questo può aumentare il rischio di gastrite.

Prevenzione: per prevenire la gastrite da sushi, è importante scegliere ristoranti di alta qualità che rispettano le norme igieniche e utilizzano ingredienti freschi. Inoltre, è importante conservare il sushi in frigorifero a una temperatura di almeno 4°C prima del consumo.

 

Il sushi crudo o poco cotto può essere delizioso, ma è importante fare attenzione ai potenziali pericoli per la salute. Consulta sempre il tuo medico se hai sintomi di gastrite dopo aver mangiato sushi crudo, che sia sashimi o nigiri o altro.

 

 

Alimenti consigliati per chi soffre di gastrite in un ristorante giapponese

Se soffri di gastrite, ci sono alcune scelte di cibo giapponese che potrebbero essere migliori per te. Ecco alcuni suggerimenti per i piatti giapponesi che potrebbero essere più facili da digerire:

Sashimi: il sashimi, ovvero il pesce crudo tagliato a fette, è un'ottima scelta poiché è facile da digerire e generalmente leggero per lo stomaco. Tuttavia, evita i tipi di pesce grasso come il salmone.

Zuppa di miso: la zuppa di miso è un'ottima scelta per chi soffre di gastrite. Il brodo di miso contiene enzimi che aiutano a digerire il cibo e può anche aiutare a ridurre l'infiammazione dello stomaco.

Sushi con riso integrale: il sushi con riso integrale può essere una scelta migliore rispetto al sushi con riso bianco, poiché il riso integrale è più ricco di fibre e può aiutare a regolare il transito intestinale.

Verdure cotte al vapore: le verdure cotte al vapore, come i broccoli o le carote, possono essere una scelta sicura e facile da digerire.

Tè verde: il tè verde può aiutare a calmare lo stomaco e ridurre l'infiammazione, quindi potrebbe essere una buona scelta per bere durante il pasto.

 

Tieni presente che evitare cibi piccanti o troppo conditi potrebbe anche aiutare a ridurre il rischio di irritare ulteriormente il tuo stomaco. Ricorda sempre di consultare il tuo medico o un dietologo per una dieta personalizzata e adatta alle tue esigenze specifiche.

 

Sushi e gastrite: come mangiare in modo sicuro

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La gastrite è una condizione che può essere causata da molti fattori, tra cui lo stress, l'uso di farmaci, il consumo di alcol e di cibi piccanti o acidi.

Se si soffre di gastrite, è importante fare attenzione a ciò che si mangia, in modo da non aggravare la condizione.

Per quanto riguarda il sushi, ci sono alcune cose da tenere a mente per mangiarlo in modo sicuro se si soffre di gastrite:

Scegliere il pesce giusto: evitare pesce crudo o marinato, come il salmone affumicato o il tonno scottato. Invece, scegliere il pesce cotto, come il gamberetto o il polpo.

Scegliere la giusta porzione: evitare di mangiare troppo, perché il sushi può essere pesante per lo stomaco. Inoltre, si consiglia di mangiare il sushi lentamente e masticare bene per facilitare la digestione.

Evitare i condimenti: il wasabi, la salsa di soia e il sushi ginger possono essere irritanti per lo stomaco, quindi è meglio evitare o limitare l'uso di questi condimenti.

Scegliere il ristorante giusto: assicurarsi che il ristorante di sushi sia pulito e che il pesce sia fresco. Inoltre, si consiglia di scegliere un ristorante che offre opzioni di sushi cotto.

Consultare il proprio medico: se si soffre di gastrite, è sempre meglio consultare il proprio medico per avere consigli personalizzati sulla dieta e sugli alimenti da evitare.

 

Mangiare sushi quando si soffre di gastrite è possibile, ma è importante fare attenzione alla scelta del pesce, alla porzione, ai condimenti, al ristorante e consultare il proprio medico.

 

 

La scelta giusta di cibo per prevenire la gastrite in un ristorante giapponese

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La gastrite è un'infiammazione della mucosa dello stomaco che può essere causata da diversi fattori, tra cui l'abuso di alcol, l'uso eccessivo di farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) e l'infezione da Helicobacter pylori. Tuttavia, la dieta può anche influenzare la salute dello stomaco.

 

Se si vuole prevenire la gastrite in un ristorante giapponese, ecco alcuni consigli:

Evitare cibi piccanti e grassi: piatti come il tonkatsu (cotoletta di maiale fritta) o il tempura (fritto in pastella) possono irritare la mucosa dello stomaco e causare infiammazione.

Scegliere cibi cotti al vapore o alla griglia: piatti come il sushi e il sashimi sono cucinati in modo leggero e non sono grassi o piccanti, il che li rende una scelta migliore per chi vuole prevenire la gastrite.

Evitare cibi acidi: piatti come il tsukemono (verdure in salamoia) possono essere acidi e irritare la mucosa dello stomaco.

Scegliere alimenti a base di riso: il riso è un alimento leggero e facile da digerire, il che lo rende una scelta migliore per chi vuole prevenire la gastrite.

Limitare l'assunzione di alcol: l'alcol può irritare la mucosa dello stomaco e causare infiammazione. Se si sceglie di bere alcolici, è meglio farlo con moderazione.

Scegliere un ristorante di sushi di qualità: cerca un ristorante giapponese che abbia una buona reputazione e che sia pulito. Un ristorante di qualità dovrebbe avere ingredienti freschi e puliti e una buona igiene in cucina. Lo capisci anche dall'organizzazione generale del locale, a cominciare dai camerieri, dai dettagli dell'arredo o dal gestionale per attività ristorative in uso.

Chiedi ingredienti freschi: Chiedi se gli ingredienti sono freschi e preparati al momento. Evita i piatti con ingredienti vecchi o che non sembrano freschi.

Mangia lentamente: Mangiare troppo velocemente può aumentare il rischio di gastrite. Cerca di mangiare lentamente e di masticare bene il cibo.

Non mangiare troppo: Cerca di non esagerare con la quantità di cibo che mangi. Fai attenzione alle porzioni e fermati quando sei sazio.

 

E' meglio scegliere piatti leggeri e non piccanti, cucinati al vapore o alla griglia e a base di riso per prevenire la gastrite in un ristorante giapponese. È anche importante mangiare lentamente e masticare bene il cibo per aiutare la digestione.

 

 

La gastrite nei ristoranti giapponesi: sintomi e trattamento

La gastrite è un'infiammazione della mucosa dello stomaco che può essere causata da diversi fattori, tra cui il consumo di alimenti piccanti o acidi, l'abuso di alcol e il batterio Helicobacter pylori. I sintomi della gastrite possono includere dolore addominale, nausea, vomito, bruciore di stomaco e perdita di appetito.

Nei ristoranti giapponesi, la gastrite può essere causata dal consumo di alimenti crudi come il sushi e il sashimi, che possono contenere batteri dannosi come il Vibrio parahaemolyticus e il Salmonella. Inoltre, i piatti giapponesi tradizionali spesso contengono condimenti piccanti come il wasabi e la salsa di soia, che possono irritare la mucosa dello stomaco e causare infiammazione.

Per trattare la gastrite, è importante evitare gli alimenti che possono irritare lo stomaco e optare per cibi più blandi e facili da digerire. Alcuni esempi includono riso bianco, pollo bollito, pesce al vapore e zuppa di miso. E' necessario evitare l'alcol e limitare l'uso di farmaci come l'aspirina e l'ibuprofene, che possono irritare lo stomaco.

Se i sintomi della gastrite persistono o peggiorano, è importante consultare un medico per un trattamento adeguato. Il medico potrebbe prescrivere farmaci come gli antiacidi, gli inibitori della pompa protonica e gli antibiotici per eliminare il batterio Helicobacter pylori, se presente.

Potrebbe essere utile evitare gli alimenti piccanti e acidi e limitare il consumo di alcol per prevenire la recidiva della gastrite.

Seguire questi consigli può aiutarti a prevenire la gastrite quando mangi in un ristorante giapponese.

 

Rimedi naturali per la gastrite: cosa funziona

La gastrite è un'infiammazione della mucosa gastrica che può essere causata da vari fattori, come l'uso eccessivo di farmaci anti-infiammatori, lo stress, l'infezione da Helicobacter pylori e l'alcolismo. Ci sono diversi rimedi naturali che possono aiutare a ridurre i sintomi della gastrite, tra cui:

Miele: Il miele è noto per avere proprietà antibatteriche e antinfiammatorie. Aggiungere una o due cucchiaini di miele in una tazza di tè o di latte caldo può aiutare a lenire l'irritazione gastrica.

Zenzero: Il zenzero ha proprietà antinfiammatorie e può aiutare a ridurre il bruciore di stomaco e il dolore gastrico. Puoi utilizzare il zenzero fresco grattugiato o in polvere per preparare tè, succhi di frutta o smoothie.

Camomilla: La camomilla è un rimedio naturale noto per le sue proprietà calmanti e antinfiammatorie. Prendere una tazza di tè alla camomilla prima di dormire può aiutare a ridurre l'infiammazione gastrica e il dolore.

Aloe vera: L'aloe vera ha proprietà antinfiammatorie e può aiutare a ridurre l'irritazione gastrica. Si può utilizzare il gel di aloe vera puro, mescolandolo con acqua o succo di frutta per preparare una bevanda rinfrescante.

Semi di finocchio: I semi di finocchio possono aiutare a ridurre il gonfiore e il dolore addominale. Puoi masticare i semi di finocchio direttamente o preparare un tè con i semi.

 

È importante ricordare che i rimedi naturali possono aiutare a lenire i sintomi della gastrite, ma non sostituiscono il trattamento medico. Se si sospetta di avere una gastrite o altri problemi di stomaco, è importante consultare un medico per la diagnosi e il trattamento appropriati.

Gastrite e formaggi

 

Gastrite e formaggi: in caso di gastrite è possibile mangiare prodotti caseari come mozzarella, parmigiano reggiano, grana padano, burro, ricotta, gorgonzola, emmenthal, stracchino, cagliata, yogurt?

 

 

La gastrite è un disturbo che colpisce le mucose gastriche, infiammandole e provocando altri sintomi non proprio "piacevoli". Non esistendo una cura farmacologica atta a risolvere del tutto questo problema, gli specialisti consigliano ai pazienti di ovviare al problema partendo da una sana e "leggera" alimentazione.

 

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Purtroppo sono molti gli alimenti che vengono “vietati”, perché aggressivi e capaci di amplificare i sintomi legati alla gastrite.

Chi ne è affetto, si domanda se può mangiare carne, se può mangiare uova, dolci o latticini. Ed è proprio di questi ultimi che andremo ad occuparci di seguito, cercando di descrivere sia i formaggi consentiti sia quelli invece da bandire in caso di gastrite.

 

Le tipologie di formaggi da mangiare e quelli da evitare

Prima di analizzare nel dettaglio alcuni formaggi tollerati e altri vietati in caso di gastrite, vogliamo generalizzare il discorso, ricordando che vi sono da un lato prodotti caseari che si possono mangiare (con moderazione) e dall’altro vi sono prodotti caseari che invece si devono eliminare, o quantomeno occorre circoscrivere il loro consumo.

Per fare questa classificazione occorre partire dalla differenza tra formaggi freschi e formaggi stagionati.

 

 

Formaggi freschi e gastrite

Nei formaggi freschi rientrano prodotti caseari come la mozzarella, la ricotta, la crescenza, i fiocchi di latte, il primo sale e la robiola. Sono freschi tutti quei derivati di latticini che non vengono sottoposti ad un processo di stagionatura e pertanto, essendo più cremosi, vanno consumati entro breve tempo.

Si differenziano, tra le altre cose, da quelli stagionati, perché sono composti da fermenti lattici vivi, contengono un’alta quantità d’acqua ed una bassa percentuale di grassi. Questa tipologia di formaggi è tollerata da chi soffre di gastrite.

Una particolare forma di formaggio fresco è rappresentata dagli yogurt, che a loro volta si dividono i grassi e magri (quest’ultimi più consigliabili, perché ottenuti dall’uso di latte scremato o comunque a ridotto contenuto di grassi).

 

Formaggi stagionati e gastrite

I formaggi stagionati sono quei prodotti caseari che sono stati lasciati a fermentare e a stagionare per lunghi periodi, alcuni sono anche particolarmente piccanti. Tra i formaggi stagionati troviamo il Parmigiano Reggiano, il Gorgonzola, il Grana Padano, l’Emmenthal, il Roquefort e così via.

Fatta questa doverosa premessa, possiamo ora analizzare alcuni dei formaggi da evitare in caso di gastrite e viceversa alcuni di quelli che possono essere assunti.

 

Grana Padano, Parmigiano Reggiano e gastrite

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Il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano sono due formaggi stagionati il cui consumo viene sconsigliato in particolare in pazienti affetti da gastrite acuta.

Parliamo di due prodotti caseari che avendo un alto contenuto di grassi possono rendere difficoltosa la digestione. Chi soffre di gastrite diventa molto sensibile a determinate sostanze, e quelle contenute nei due formaggi grandi eccellenze italiane (acquistabili adesso anche online, come ad esempio sullo shop del caseificio Saliceto) non fanno eccezione.

 

 

Stracchino e gastrite

Una valida alternativa a formaggi stagionati come il Parmigiano Reggiano è lo stracchino. Essendo un formaggio fresco molto magro (tanto che viene considerato ideale per chi sta a dieta e per chi soffre di colesterolo alto), è perfetto per chi soffre di gastrite, data la sua consistenza molto delicata.

 

Gorgonzola, Emmenthal e gastrite

Il Gorgonzola è un formaggio molto fermentato, così come l’Emmenthal. Sono due prodotti caseari che vanno evitati, o quantomeno mangiati in modeste quantità e sporadicamente, perché possono infiammare ancora di più le mucose gastriche rese molto sensibili dalla gastrite.

 

Ricotta e gastrite

La ricotta è il prodotto caseario ideale per chi soffre di acidità di stomaco e di gastrite, in quanto viene facilmente smaltito dall’apparato digerente. In particolare nei casi di gastrite acuta, la ricotta magra e senza aggiunta di sale è a dir poco perfetta per i pasti principali.

 

Cagliata e castrite

L'opzione ideale per la gastrite è una cagliata, meglio se dietetica, fresca e fatta in casa così che abbia una consistenza morbida. Con questo formaggio puoi realizzare pietanze anche molto prelibate come budini o soufflé, vareniki e casseruole.

 

 

Formaggi duri e gastrite

Il formaggio duro può essere consumato da chi soffre di gastrite, a patto che però non si tratti di una forma cronica o una forma acuta. Ad ogni modo meglio evitare formaggi duri molto conditi o molto pepati, formaggi salati, affumicati, formaggi di capra, suluguni, brynza. Tutti gli altri tipi di formaggio duro sono consentiti.

 

Mascarpone, mozzarella e gastrite

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I formaggi freschi, abbiamo capito, sono quelli da preferire per chi soffre di gastrite. Tra questi mozzarella e mascarpone, dopo la ricotta, sono i più tollerati dallo stomaco sensibile. Tuttavia, non essendo "proprio" magri, si sconsiglia di mangiarne in dosi elevate o con troppa frequenza.

 

Formaggi con muffa e gastrite

Eccezion fatta per il gorgonzola, il formaggio con la muffa non è bandito del tutto dalla dieta di chi soffre di gastrite. Questo perché ha proprietà astringenti e rafforza lo strato protettivo naturale dello stomaco. Tuttavia occorre essere molto attenti su quale si compra, e sulle quantità: una porzione a settimana è più che sufficiente.

 

 

Yogurt, panna acida e gastrite

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Con la gastrite è possibile consumare yogurt, a patto che si tenga in considerazione qualche appunto. Ad esempio le dosi devono essere molto ridotte, il contenuto di grassi non deve superare il 2,5%, e la consistenza del prodotto deve essere fresca e non troppo acida.

Il prodotto maggiormente consigliato in caso di gastrite è lo yogurt greco. Cerca di prediligere marchi che non usano sostanze conservanti, stabilizzanti, aromatizzanti e coloranti che possono essere nocivi per i pazienti con organi digestivi sensibili. Lo yogurt, se di qualità, non infiamma le pareti dello stomaco e, viceversa, avvolge e abbassa il grado di acidità.

Per quanto riguarda la panna acida, non è particolarmente “nociva” se si soffre di gastrite. Se si consuma in quantità moderata, ad esempio fino ad un massimo di 15 grammi al giorno, viene ben tollerata dallo stomaco, in particolare se prodotta in casa.

In ogni caso consigliamo di assumere panna acida a basso contenuto di grassi, per evitare che questi ultimi vadano ad incidere negativamente sulle mucose gastriche già infiammate.

All’interno di una dieta equilibrata, per chi soffre di gastrite, la panna acida aiuta il funzionamento corretto e stabile dell'intestino e di tutto l’apparato digerente, dal momento che contiene molte vitamine, come la vitamina A, la vitamina E, la vitamina PP, l’acido ascorbico e la vitamina B.

Contiene altresì una buona composizione minerale (come ad esempio zinco, ferro, fluoro, iodio, rame, manganese). Il prodotto è saturo di proteine animali, carboidrati naturali, β-carotene, acidi grassi.

 

Burro e gastrite

Il burro è uno dei prodotti maggiormente tollerati dal corpo umano in caso di gastrite. Anzitutto si tratta di un formaggio morbido a base di retinolo, che favorisce l’alta qualità dei processi metabolici e che aiuta il rafforzamento del sistema immunitario. Esso crea un "velo" protettivo sulla membrana della mucosa gastrica, che contribuisce al suo rapido assorbimento senza provocare infiammazioni.

Nel burro troviamo grassi del latte che aiutano i tessuti a guarire, inclusi quelli che rivestono le pareti dello stomaco. Grazie poi alla vitamina P, si accelera il metabolismo delle cellule.

Tuttavia, come per tanti altri prodotti caseari analizzati, anche per il burro le quantità assunte sono importanti. Chi soffre di gastrite non dovrebbe superare l’assunzione di 25 grammi di burro: al di sopra di questa soglia rischi di danneggiarti e di amplificare l’infiammazione delle mucose gastriche, in particolare se soffri di gastrite cronica acuta.

Gastrite e Carne

 

Mangiare è uno dei pochi piaceri della vita. Purtroppo quando si soffre di problemi all’apparato digerente, come la gastrite, si fa fatica ad assumere tutti gli alimenti e le pietanze che possono piacere. Tra i vari cibi di cui chi soffre di disturbi gastrici deve riflettere prima di assumere, c’è la carne.

 

Rossa o bianca che sia, non sempre può essere consumata in caso di gastrite. Sebbene infatti (in particolare quella rossa) abbia molte sostanze nutritive, al suo interno vi sono anche delle tossine chimiche naturali, grassi saturi ed elementi che rendono difficile la digestione.

 

 

Gastrite e carne rossa (vitello, manzo, bovino adulto, cavallo, maiale, agnello)

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La carne di manzo, peccato di gola per gli amanti di grigliate e barbecue, rappresenta forse il peggior alimento per coloro che soffrono da gastrite (in realtà secondo alcuni studi mangiare troppa carne, oltre a fare male allo stomaco, può portare a gravi conseguenze: dall’aumento del rischio di sviluppare il diabete alle malattie cardiache e persino al cancro).

Questo perché si tratta di un alimento che per la sua composizione impegna di più lo stomaco durante la fase della digestione rispetto ad altri alimenti.

Questo processo comporta una produzione eccessiva di quantità di acido cloridrico (HCL). Dal momento che per effettuare la corretta denaturazione proteica e per la conseguente attivazione del pepsinogeno in pepsina, ci vuole un abbassamento del pH, la carne rossa impedisce tutto ciò, per il suo alto contenuto proteico.

Le troppe proteine infatti provocano un rallentamento dei tempi di percorrenza del chimo, in quanto persiste nel tratto gastrico. Nei soggetti che abusano di carne rossa, in particolare se cotta in maniera prolungata e consumata in orari serali, l'acidosi gastrica e duodenale incrementa il rischio di incidenza di gastriti, ulcere e cancro dello stomaco.

In realtà per lo stesso motivo, oltre alla gastrite, mangiare troppa carne rossa provoca anche incontinenza dello sfintere gastro-esofageo inferiore, a causa del quale si verifica un aumento dell'incidenza di reflusso gastrico che, nel lungo termine, determina esofagite, esofago di Barrett e verosimilmente cancro esofageo.

 

 

A peggiorare ulteriormente la situazione è anche la modalità di cottura. Se in presenza di leggera gastrite, il medico consente sporadicamente il consumo di carne rossa al forno, al vapore, o lessa, in caso di gastrite acuta o gastrite cronica la carne rossa viene quasi eliminata dalla dieta, soprattutto se cucinata alla griglia.

Questo dimostra che in base a come si cucina, la carne diventa più o meno tollerante per il proprio stomaco. In condizioni di gastrite cronica infatti, la carne potrebbe essere consumata da 2 a 3 volte al mese e solo se cotta in una padella in ghisa, per evitare che quella crosticina nera tipica del barbecue renda ancora più pesante l’alimento.

Facendo un check tra le carni rosse più idonee da inserire nella dieta di un soggetto affetto da gastrite, la carne di vitello è quella più digeribile, seguono poi i tagli magri di carne di bovino come la fesa, il girello, la noce e la sottofesa. Anche i pezzi magri di carne equina, la carne di cavallo è idonea ad essere consumata da chi soffre di gastrite. La carne di maiale e di agnello essendo più grasse potrebbero dare più problemi a chi soffre di gastrite.

 

 

Gastrite e carne bianca (pollo, coniglio, tacchino)

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L’alternativa alla carne rossa è ovviamente la carne bianca. Rispetto a quella di manzo, la carne di pollo, la carne di tacchino, la carne di coniglio e di lepre risultano essere molto più magre e più digeribili. E dunque appare (oltre ad essere un’ottima alternativa per mangiare sano e alleggerire la digestione) l’alimento perfetto anche in caso di di gastrite o reflusso gastrico.

Le abitudini alimentari di chi soffre di questi due disturbi devono cambiare in maniera drastica, bisogna imparare a rinunciare a cibi che piacciono, perché non tollerati più dal proprio stomaco.

Nel caso del consumo di carne, chi soffre di gastrite e disturbi gastrici deve imparare ad assumere meno carne rossa, sostituendola con pollo (e anche tacchino, sebbene sia di colore rosso spesso è associata alla categoria delle carni bianche per le sue proprietà), per una dieta più equilibrata e sana, e soprattutto per facilitare la digestione.

Le carni bianche sono più leggere, magre e quindi digeribili; comprando in una macelleria di fiducia e scegliendo prodotti di qualità e di provenienza certificata, mangiare carne di pollo può essere un vantaggio per il proprio stomaco.

Le carni bianche sono ricche di proteine nobili e di aminoacidi ramificati, e poverissime di grassi. Ma non solo: ciò che le rende speciali è che sono tenere, facilmente masticabili e super digeribili, a patto che vengano cucinate su piastra di ghisa, ai ferri, al vapore o in brodo.

La tenerezza dipende dal fatto che rispetto alla carne rossa, quella bianca ha una struttura di fibre muscolari più "tenera". Invece la masticabilità dipende dal fatto che è presente meno tessuto connettivo. La consistenza e la facilità di sintesi di quanto ingerito permettono allo stomaco di tollerare meglio il tutto, incidendo quanto meno possibile sul fastidio che la gastrite provoca alle pareti dello stomaco.

Queste sono le ragioni che rendono tendenzialmente adatta la carne bianca ad essere consumata quando si soffre di gastrite.

 

 

Per capire il vantaggio nell’assunzione di carne bianca devi analizzare il funzionamento della nostra digestione, e quindi il motivo per cui le caratteristiche delle carni di pollo e coniglio "fanno la differenza" se si soffre di mal di stomaco.

La gastrite è un problema allo stomaco che si può ridurre assumendo cibi leggeri e ben tollerati. Essendo le carni bianche, cotte in padella su ghisa o a vapore, cibi non elaborati e non pesanti, l’apparato digerente fa meno fatica a smaltirle.

Se dunque una bella bistecca alta due centimetri, cotta ai ferri e ancora al sangue, rappresenta un alimento grasso e pesante da digerire, difficile da masticare, il suo contatto con le pareti e le mucose dello stomaco, irritate, comporta un aumento dell’acidità, rallentando lo svuotamento dello stomaco e riducendo il tono del cardias (valvola tra esofago e stomaco). Sono queste tipologie di cibo “strong” i reali responsabili di notti in bianco, dolori allo stomaco e rigurgiti acidi.

Di contro, secondi piatti a base di pollo e di tacchino, grazie alle loro fantastiche peculiarità, sono due super alimenti che consentono di digerire in maniera corretta ciò che si mangia e restando al contempo in forma. Sono questi i due super alimenti che ci possono aiutare a prenderci cura della nostra salute ogni giorno. Se seguiamo un'alimentazione sana e associamo regole per mangiare correttamente vivremo meglio e più a lungo.

Non per altro la carne di pollo e tacchino è la carne preferita dai body builder, atleti che fanno dell'alimentazione proteica uno stile di vita.

 

 

Carne si o carne no?

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Possiamo concludere dicendo che la carne nel suo insieme viene approvata nella dieta di un paziente con gastrite solo a determinate condizioni.

Se da un lato infatti si sconsigliano carne di maiale e agnello, soprattutto le parti più grasse, carni salate, affumicate o poco cotte, salumi e insaccati, animelle, cervella, trippa, anatra, oca e selvaggina, dall’altro si consente di consumare le carni bianche purché preparate in modo leggero, senza troppi condimenti e limitandone l’assunzione ad una volta la settimana.

Via libera con moderazione alle carni rosse magre di vitellino e manzo, ma attenzione alla cottura, evitate grigliate e fritture e prediligete cottura al vapore, su padella in ghisa, in brodo.

Cannabis light e CBD: effetti su digestione, acidità e reflusso

 

Cannabis light e CBD: effetti su gastrite, digestione, acidità e reflusso, nausea e vomito. Vantaggi, effetti collaterali, controindicazioni dell'assunzione di canapa light legale terapeutica per l'apparato gastrointestinale.

 

 

La cannabis terapeutica legale potrebbe essere una soluzione per coloro che vorrebbero risolvere alcuni disturbi di salute senza ricorrere a  farmaci.

C'è da dire che da quando è stata legalizzata la canapa light, è aumentato l’uso della stessa anche per disturbi legati all’apparato digerente, come digestione difficile, acidità e reflusso gastrico. Ma davvero cannabis e CBD possono aiutare a risolvere i sintomi legati allo stomaco?

 

Cannabis, CBD e reflusso

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Si parla di reflusso gastroesofageo (anche detto GERD) per indicare una patologia che può venire ad ogni età e che si verifica quando lo sfintere, il muscolo posizionato alla fine dell’esofago, non riesce a svolgere le sue funzioni in modo corretto  e consente ai liquidi acidi dello stomaco di risalire nell’esofago.

Il più comune sintomo del reflusso è  dato dal bruciore di stomaco, ma possono esservi anche altre avvisaglie, come ad esempio difficoltà a deglutire, disturbi gastrointestinali, dolore al torace, ma anche nausea e vomito.

Cosa provoca il reflusso? In genere esso ha origine da un’alimentazione scorretta, un eccessivo peso, una smodata assunzione di tabacco o una reazione a forte ansia e stress. La terapia fornita dagli specialisti i pazienti con reflusso si basa di solito sulla combo di farmaci, da assumere sia prima che dopo i pasti, anche se non sono terapie che andrebbero seguite a lungo termine perché possono ledere la salute dell’organismo.

 

 

In tal senso la ricerca ha cercato di individuare soluzioni alternative. E  così, si sono svolti diversi studi su questo tema e si è scoperto come la cannabis terapeutica light sia una soluzione naturale e (quasi) priva di rischi. Si sa che il sistema endocannabinoide presente nel nostro organismo interagisce con i nostri organi (cervello incluso) grazie ai recettori CB1 e CB2.

In particolare, nella zona gastrointestinale, vi è una forte presenza del recettore CB1, che si occupa di secernere l'acido dello stomaco. Alcune ricerche hanno messo in evidenza come i sintomi intestinali cronici siano provocati da un scorretto funzionamento del sistema endocannabinoide che non consente all’apparato digerente di rispondere in modo corretto agli stimoli infiammatori.

Se si assume cannabis light, i recettori di cui abbiamo parlato si attivano (in particolare il CB1), dando uno stimolo allo stomaco per diminuire la produzione di acido. Sia il recettore CB1 che il recettore CB2 che si trovano all’interno dell’intestino sono presenti anche sui nervi che collegano l’intestino al cervello. Se pertanto il reflusso viene causato da forti stress emotivi o legati a fattori esterni, la cannabis legale agendo sui recettori favorisce anche la connessione sussistente tra intestino e cervello.

Il discorso relativo ai recettori CB2 è un pò più complicato. In un intestino sano i recettori CB2 non sono molto abbondanti. Ma quando il tratto gastrointestinale si infiamma, in particolare in caso di reflusso (ma anche nel caso delle malattie intestinali), i livelli del recettore CB2 aumentano. Il recettore CB2 è più comune sulle cellule immunitarie. Il fatto che i recettori CB2 siano aumentati negli intestini "malati" è un buon segno che la terapia con cannabinoidi può essere utile nelle patologie gastrointestinale.

In tal modo si riducono i danni infiammatori che possono colpire il rivestimento dello stomaco e si impedirebbe allo sfintere di rilassarsi riducendo la possibilità e la quantità di liquidi acidi in risalita all’interno dell’esofago. C’è comunque da dire che la cannabis light legale produce un effetto benefico in particolare se vi è un’alterazione delle quantità di liquidi acidi all’interno dello stomaco.

C’è poi un ulteriore aspetto da considerare ovvero che spesso i sintomi del reflusso sono nausea e vomito e il CBD, cannabinoide contenuto nella cannabis, ha una forte capacità benefica per il trattamento di nausea e vomito.

 

 

Cannabis CBD e acidità di stomaco

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La cannabis light e il CBD in essa presente, ma anche l'olio di CBD, possono aiutare coloro che soffrono di acidità di stomaco. Il sistema endocannabinoide presente nel nostro organismo va ad attivare tutti i tipi di interazioni biochimiche (interazioni che avvengono tra il cervello, il sistema immunitario e l’intestino).

Il tratto gastrointestinale (tratto GI) occupa intorno all’80% del nostro sistema immunitario e contiene anche i recettori di cannabinoidi.

Le ricerche hanno dimostrato che un alto livello di endocannabinoide è già presente in tutto il sistema digestivo. Secondo questa ricerca gli endocannabinoidi nell’intestino regolano l’acidità gastrica, facilitano la motilità (capacità di spostare il cibo dalla bocca e fuori di nuovo come un movimento intestinale).

Al contempo il CBD nello stomaco riduce le infiammazioni, facilita la sensazione viscerale (capacità di percepire gli organi) e aiuta a sviluppare il senso di sazietà (sensazione di pienezza).

 

Cannabinoidi e digestione: pro e contro, effetti collaterali e controindicazioni

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Stando ad alcune ricerche, i cannabinoidi sono un valido aiuto contro la digestione. Agendo sul sistema endocannabinoide, il CBD è in grado di favorire la digestione, per cui lo si consiglia a tutti quei pazienti che soffrono di assorbimento, alterazioni del microbioma o infiammazioni dell’intestino. Parliamo soprattutto di patologie come colite cronica, ulcere intestinali, morbo di Crohn, infiammazione dovuta a intolleranze varie o allergie (ad esempio per la celiachia).

L’azione benefica  del CBD sulla digestione si ripercuote positivamente anche sulle infiammazioni che spesso si sviluppano all’interno delle cellule. Questo porterebbe, quindi, a limitare le sensazioni dolorose e a ristabilire così la funzionalità delle cellule.

 

 

Ci sono condizioni in cui la cannabis stimola l’appetito, aspetto questo di cui tenere conto soprattutto per coloro che soffrono di disturbi alimentari (come l’anoressia). È in grado altresì di placare molti tipi di nausea come quelli correlati all’assunzione di farmaci (ad esempio i chemioterapici).

Esistono degli effetti collaterali nell’assunzione di cannabis light per regolare la digestione? Si! Purtroppo ci sono alcuni effetti indesiderati, pur non essendo molti o gravi.

Come prima cosa è importante tenere presente che qualche paziente risponde all’assunzione della cannabis con nausea e blocco dell’appetito (soprattutto nel caso di consumo di alcuni tipi di marijuana). In secondo luogo ci sono ulteriori controindicazioni che si correlano all’assunzione di marijuana e canapa light per combustione, che potrebbe essere controproducente per l’apparato digerente. Fumando infatti si possono irritare i tessuti di faringe ed esofago rendendo difficoltosa la digestione e favorendo le forme di reflusso.

Per tali motivi è meglio non esagerare con il dosaggio soprattutto se si hanno problemi alla parte alta del sistema digerente.

Gastrite e olio di oliva

 

Olio di oliva e gastrite: che relazione esiste? C'è differenza tra olio crudo e cotto? Tra olio extra vergine o olio di sansa? Come cucinarlo per evitare di avere disturbi gastrici come acidità di stomaco e difficoltà nella digestione?

 

 

Alimento molto diffuso nella dieta mediterranea, e spesso discusso per il suo apporto calorico, l’olio d’oliva è il condimento più gustoso e nutriente che si possa utilizzare in cucina. In commercio si può trovare sotto la denominazione semplice di olio di oliva vergine, olio extravergine (il migliore), olio di sansa (bassa qualità).

E' considerato il migliore rispetto ad altri oli (come l'olio di semi di arachidi, di mais, di girasole e così via) perché possiede altissime proprietà nutritive ed organolettiche, è più leggero, più digeribile e capace di incidere positivamente sull'apparato digerente.

 

 

I benefici dell’olio d’oliva per l'apparato digerente

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L’olio d’oliva viene considerato un ottimo alleato per molti organi dell’apparato digerente, in quanto stimola la contrazione della colecisti e quindi la produzione di bile, componente importante per la sintesi e conseguente digestione dei grassi (lipidi).

Al contempo garantisce una maggiore efficienza del flusso biliare, permettendo lo svuotamento della cistifellea e proteggendola dalla formazione di una calcolosi. Tutti questi effetti benefici derivano dal fatto che l'acido oleico rappresenta il 75% circa degli acidi dell'olio di oliva, ciò lo rende il più raccomandabile dei condimenti.

Grazie a tutti questi benefici, con la giusta moderazione e i giusti accorgimenti, l’olio d’oliva può diventare un ottimo alleato anche della gastrite.

Oltre infatti a preparare infusi a base di foglie di olivo per alleviare i sintomi della gastrite (approfondisci: le foglie di olivo alleviano la gastrite), condire le pietanze con l’olio (non troppo cotto) può aiutare lo stomaco a lenire i tipici fastidi provocati dalla gastrite.

L’olio d’oliva ha un’ottima tolleranza gastrica, rispetto ad altri condimenti come burro, oli vari, che causano invece un prolungamento del tempo di svuotamento gastrico.

 

Olio di oliva e gastrite: Gli studi a riguardo

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Delle diverse tipologie di olio d’oliva esistenti, quello extravergine (EVO) è il più indicato in caso di gastrite, in quanto considerato organoletticamente migliore sotto ogni punto di vista. Si tratta di uno dei condimenti alla base della dieta mediterranea, ricco di sostanze benefiche come antiossidanti, polifenoli e acidi grassi monoinsaturi.

Gli studi scientifici sull’olio extravergine di oliva e sui benefici che porta al nostro stomaco in caso di gastrite sono cominciati circa due secoli fa.

Già nel 1880 infatti alcune ricerche avevano messo in evidenza come l’assunzione moderata di questo condimento potesse fare bene a chi soffre di disturbi legati all’apparato digerente.

Durante gli esperimenti fu evidente che aggiungendo ai cibi olio di oliva, l’acido gastrico veniva secreto in maniera decisamente ridotta.

Nel corso degli anni si sono andate affinando le tecniche scientifiche impiegate, e l’ipotesi che l’olio EVO potesse essere assunto senza problemi da chi soffre di disturbi gastrici è diventata una certezza: l’olio extravergine di oliva, a differenza della maggior parte dei grassi alimentari, non rallenta il tempo di svuotamento gastrico e non modifica la secrezione acida.

Assunto nelle giuste dosi (molto meglio se a crudo), l’olio extravergine di oliva è un ottimo alleato per stomaco ed intestino (tant’è che viene annoverato tra i rimedi della nonna per combattere la stitichezza cronica). La sua azione benefica sul tratto intestinale e dello stomaco è dovuta all’aumento della peristalsi intestinale.

 

 

Relazione tra olio extra vergine di oliva e Acidità, gastrite, disturbi gastrici

Nel caso specifico della gastrite secondo recenti ricerche, per conservare la salute dello stomaco e combattere i disturbi gastrici, l’olio extravergine di oliva è un toccasana. Assunto di prima mattina a stomaco vuoto, produce non pochi effetti benefici sulle gastriti ipercloridriche e sulle ulcere gastro-duodenali grazie alla sua funzione protettiva.

È provato che fare assumere olio extra vergine d'oliva, in sostituzione di grassi animali, a pazienti affetti da gastriti croniche e acute, provoca un abbassamento dei disturbi e dei sintomi pari al 33% dei casi ed una cicatrizzazione nel 55%.

Vi è inoltre da mettere in evidenza che l’olio d’oliva ha un alto contenuto di oleocantale, una sostanza che ha una forte azione antinfiammatoria e che fa bene allo stomaco, riducendo i problemi di gastrite. Grazie a questa sostanza nel nostro organismo aumenta il livello vitaminico e di altre sostanze nutritive.

Assumere olio EVO vuol dire anche aumentare i livelli del colesterolo HDL, il cosiddetto colesterolo buono, e ridurre il colesterolo LDL, quello cattivo. Così facendo protegge il nostro apparato cardiovascolare (cuore, vasi e arterie), e si tende ad assorbire meglio quello che si mangia, incidendo poco sull’apparato digerente.

Il suo corretto utilizzo, inoltre tende ad agevolare l’attività del fegato, mette in moto la digestione quando è troppo lenta, ed ha un effetto lassativo e detossificante (altri benefici sono anche quelli sul sistema immunitario, perché l’olio extra vergine di oliva regola il microbiota intestinale l’insieme di tutti i microrganismi che colonizzano il nostro intestino).

Non dimentichiamo poi la presenza di due sostanze importantissime, ovvero tirosolo e idrossitirosolo, che oltre ad essere ottimi antitumorali, sono sostanze che hanno effetto antiossidante e antineoplastico, caratteristiche queste importanti per chi soffre di ipersensibilità di stomaco.

Secondo il parere di molti medici, non dovrebbe mai essere escluso del tutto dalla dieta l’olio d’oliva, che sia vergine o extravergine. Il consiglio è quello di farne un uso moderato, senza abolirlo dal proprio regime alimentare, date le sue straordinarie proprietà.

 

 

Come cucinare l'olio di oliva in caso di gastrite, acidità e disturbi gastrici vari

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Per fare in modo che l’olio di oliva faccia bene all’organismo di un soggetto affetto da gastrite bisogna evitare di cuocerlo. Già per una persona sana, il consiglio sarebbe quello di evitare l’olio abbondante e l’olio fritto, ma per chi soffre di disturbi gastrici l’ideale sarebbe consumarlo a crudo su ogni pietanza, e se possibile consumare un cucchiaio di primo mattino a stomaco vuoto.

Di contro va bandito completamente dalle abitudini alimentari l’olio fritto. Oltre infatti a non fare bene alla salute del fegato e al peso forma, friggere l’olio, rosolarlo, soffriggerlo rende la digestione più lenta e difficoltosa, il che si ripercuote negativamente sui sintomi della gastrite.

Questo perché le alte temperature a cui viene sottoposto l’olio in fase di cottura, tendono a sottoporre i grassi in esso contenuti a dei particolari processi della struttura chimica. Durante tutto il processo di riscaldamento, che per la maggior parte è caratterizzato dall’ossidazione, si verifica una maggiore produzione di sostanze tossiche, come i lipoperossidi.

Va da sé che più la temperatura è alta, più sostanze tossiche si producono. Tali sostanze non fanno affatto bene allo stomaco, soprattutto se già minato dagli effetti della gastrite.