Cannabis come cura nei disturbi gastrointestinali

 

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L'uso della marijuana medica è sempre più accettato dal grande pubblico in differenti Stati del mondo. La cannabis infatti, ha degli effetti importanti sul sistema endocannabinoide umano. L'indagine scientifica su questo sistema ha indicato i potenziali ruoli della cannabis nella modulazione dei sintomi e delle malattie gastrointestinali. Alcuni pazienti con disturbi gastrointestinali si rivolgono già alla cannabis per ottenere sollievo sintomatico, spesso senza una chiara comprensione dei rischi e dei benefici della sostanza per la loro condizione.

Eppure la marijuana, nota anche come cannabis, è stata coltivata e utilizzata per le sue proprietà psicoattive e medicinali per oltre 2700 anni. Poi ha avuto un lungo periodo proibizionistico concluso a partire dal 2013 con le nuove norme di differenti Stati del Mondo, ma in Italia, solo nel 2017 è iniziata la sua vendita legale a scopo terapeutico. Con questi sviluppi, i professionisti medici che curano i pazienti con disturbi digestivi hanno iniziato a prescrivere l'uso di cannabis come cura.

 

 

Le proprietà della cannabis

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La marijuana è il nome comune per la pianta di Cannabis, da cui sono stati isolati quasi 500 diversi composti chimici. Tra questi, i più clinicamente rilevanti sono i fitocannabinoidi che si concentrano nei germogli di fioritura della pianta, ovvero quelli che vengono raccolti per il consumo. La stragrande maggioranza degli studi si è concentrata sul tetraidrocannabinolo (THC), che è prevalentemente responsabile degli effetti psicoattivi della marijuana.

 

Efficacia per i disturbi digestivi

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Numerosi studi pre-clinici indicano che gli endocannabinoidi sono coinvolti in molte funzioni del sistema digestivo, tra cui la produzione di acido gastrico, nausea, assunzione di cibo, sensazione viscerale, motilità gastrointestinale, problemi epatici e infiammazione intestinale. Ecco perché usare cannabis a scopo terapeutico potrebbe giovare. Alcuni studi hanno mostrato un potenziale terapeutico in una varietà di disturbi delle malattia gastrointestinali.

 

In particolare la cannabis sarebbe efficace per una serie di sintomi come:

  • Nausea e vomito – La cannabis risulta utile per la nausea e il vomito indotti da chemioterapia, ma in generale per ogni tipo di disturbo del genere. Anche se molti pazienti hanno una forte preferenza per la marijuana da fumo, come terapia per la nausea, non esistono studi controllati scientificamente che valutano gli effetti antiemetici della marijuana.

  • Disturbi dell'appetito e guadagno di peso - La marijuana è conosciuta come uno stimolante dell'appetito. Questa affermazione è stata sostenuta da studi che dimostrano che i soggetti sani che fumano la cannabis hanno un consumo più elevato di cibo, una maggiore assunzione calorica e frequente aumento del peso corporeo. Tuttavia, tra i pazienti affetti da anoressia l'uso di cannabis potrebbe essere un valido trattamento. Anche qui però, sono ancora tanti gli studi da portare a termine prima di ottenere una risposta univoca.

  • Malattia infiammatoria intestinale - I pazienti con colite ulcerosa e la malattia di Crohn usano comunemente la marijuana come sollievo dai propri sintomi. La maggioranza dei pazienti affetti da colite ulcerosa e dalla malattia di Crohn riferisce che la marijuana fornisce un notevole beneficio contro i sintomi del cattivo appetito, nausea e dolore addominale.

  • Dolore addominale - Le evidenze pre-cliniche indicano che il sistema endocannabinoide svolge un ruolo importante nella modulazione del dolore. Esistono infatti anche prove significative che i cannabinoidi e la marijuana medica modulino il dolore cronico, in particolare il dolore neuropatico cronico.

 

 

Aspetti pratici e conseguenze dell'uso medico della cannabis

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Gli effetti psicotropi e fisiologici della cannabis possono variare notevolmente per diversi individui a seconda del percorso di somministrazione, del relativo dosaggio di tetraidrocannabinolo, di altri fitocannabinoidi e della cronicità dell'uso.

Adesso sono disponibili una vasta gamma di prodotti medici a base di cannabis, tra cui molte forme commestibili. Tuttavia, il metodo più comune di consumo rimane il fumo che viene fatto attraverso una varietà di dispositivi di erogazione che includono sigarette di marijuana o vaporizzatori. Dopo l'inalazione, gli effetti psicotropi della marijuana iniziano generalmente entro un minuto, il picco entro una mezz'ora e cominciano a diminuire entro 2-3 ore. Dopo l'ingestione orale, gli effetti fisiologici iniziano in genere dopo 30-90 minuti, dopo 2-3 ore, e possono durare 4-12 ore, a seconda della dose e dell'effetto specifico.

 

Effetti collaterali dell'uso medico della cannabis

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Gli effetti collaterali sono differenti. Quelli acuti includono ansia e sintomi psicotici. Gli effetti negativi più gravi dell'uso cronico includono invece un aumento del rischio di incidenti automobilistici, diminuzione della fertilità, un alterato sviluppo psicosociale e danni alla salute mentale.

 

Conclusioni

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È sempre più chiaro che il sistema endocannabinoide svolge un ruolo in diversi percorsi biologici che influenzano la fisiologia e la patologia gastrointestinale ed epatica. Tuttavia, l'efficacia clinica della marijuana o dei suoi fitocannabinoidi costituenti per i disturbi digestivi non è ancora chiara. Sebbene non esistano studi che dimostrino la sicurezza a lungo termine dell'uso della marijuana, il suo profilo di sicurezza è paragonabile ad altre sostanze sul mercato, come l'alcool, eventualmente gli oppioidi e ad alcune terapie esistenti per i disturbi digestivi. Le affermazioni della cannabis come una cura sembrano promettere soluzioni sui sintomi gastrointestinali. Dal momento che l'uso di marijuana medica continua a crescere in diversi Stati, i medici devono iniziare ad analizzare seriamente i rischi e i benefici per fornire informazioni accurate ai pazienti. Questa comprensione richiede un'ulteriore ricerca scientifica ben progettata. Chi volesse approfondire l'argomento cannabis terapeutica consigliamo la lettura del portale igeasalute.com, in maniera autorevole affronta il problema da un punto di vista scientifico.